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Motivi di rifiuto cessione del quinto: fra aziende e TFR, le soluzioni

La cessione del quinto è un metodo efficace per richiedere un prestito. A differenza di un prestito personale, però, l’importo che viene richiesto non verrà rimborsato versando il proprio denaro alla banca o all’istituto di credito che ha concesso il prestito, bensì le rate verranno scalate direttamente dalla busta paga o dalla pensione direttamente dall’azienda o dall’INPS. Si parla, nello specifico, di cessione del quinto in quanto la rata corrisponde al massimo di un quinto dello stipendio/pensione.

In genere, in base ai livelli di anzianità lavorativa (non al di sotto dei 6 mesi), la richiesta di questa particolare tipologia di prestito può essere effettuata da dipendenti pubblici, statali e parastatali, dipendenti di enti locali e dipendenti di aziende private. Anche i pensionati hanno diritto ad accedervi.

Ma la cessione del quinto può essere rifiutata? Effettivamente, esistono delle casistiche, seppur rare, in cui questo tipo di prestito può essere rifiutato ed esistono, fortunatamente, anche delle soluzioni per ottenere la cessione del quinto.

Rifiuto cessione del quinto: perchè?

La cessione del quinto dello stipendio può essere rifiutata poiché sono molti i fattori da considerare per poter accedervi e in assenza di alcuni variabili la richiesta potrebbe non essere valida. Tuttavia, rimane il metodo più usato in Italia per richiedere un prestito.

I requisiti fondamentali per poter ottenerne il prestito con la cessione del quinto dipendono dalla tipologia di lavoratore che la richiede:

·       Per i dipendenti di aziende private, bisogna avere un contratto a tempo indeterminato con aggiunta del TFR depositato presso il datore di lavoro o un fondo pensione;

·       Per i pensionati, bisogna avere una pensione maggiore o uguale a 600 euro e non deve essere di invalidità civile o sociale;

·       Per i dipendenti pubblici e statali, bisogna disporre di un contratto a tempo indeterminato, e un’anzianità superiore a 6 mesi.

Se non si ha uno di questi requisiti fondamentali è abbastanza impossibile ricevere la cessione del quinto. Esistono, inoltre, delle casistiche speciali di rifiuto della cessione anche per queste categorie professionali.

Rifiuto della cessione del quinto se si è dipendenti

Tra i principali motivi di non accettazione della richiesta della cessione del quinto dello stipendio si trovano:

·       La valutazione contraria dell’ente assicurativo: ad esempio, se ci sono alti rischi di un fallimento dell’azienda in cui si lavora, un patrimonio in passivo o scarse possibilità di poter ripagare il debito, allora la compagnia creditizia non permetterà di mandare avanti questo prestito;

·       Assunzione che non ha superato i 6 mesi: il rifiuto per questa motivazione è strettamente legato a un TFR poco sostanzioso;

·       L’azienda ha un numero di dipendenti minore o uguale a 16: la compagnia assicurativa rifiuta la cessione del quinto poiché l’azienda non è ritenuta abbastanza grande e produttiva;

·       Pensionamento in arrivo: se un dipendente è quasi giunto a conclusione della propria vita lavorativa, allora l’ente assicurativo potrebbe bocciare la richiesta di accedere al prestito;

·       Motivi di salute: potrebbero far pensare alla difficoltà di poter poi continuare a lavorare e risanare il debito;

·       Il datore di lavoro può rifiutare la cessione del quinto: sebbene la cessione del quinto sia un diritto del lavoratore, il datore può rifiutarsi per motivi personali e informazioni lavorative in suo possesso;

·       Società troppo giovane: quando un’attività ha meno di 2 bilanci ed è stata costituita entro i 24 mesi dalla richiesta di cessione del quinto, allora quest’ultima verrà rifiutata in quanto non ancora sicura nel business.

Rifiuto della cessione del quinto: pensionati

Per quanto riguarda i pensionati, invece, le cause di esclusione dalla cessione del quinto sono:

·       Reddito minimo insufficiente: viene considerato insufficiente quello inferiore a 600€. Se gli si togliesse anche un quinto di questa cifra, la sopravvivenza non potrebbe essere garantita;

·       Età anagrafica troppo avanzata: fino a 85 è possibile effettuare una cessione del quinto dello stipendio, ma non oltre;

·       Motivi di salute: specialmente quando si è in età avanzata, è possibile che le situazioni di salute possano aggravarsi e per questo motivo la compagnia assicurativa può decidere di essere contraria alla cessione del quinto;

·       Categoria di pensione corrispondente: solo i pensionati VO (vecchiaia lavoratori dipendenti) e SO (superstiti lavoratori dipendenti) possono accedere a questa categoria di prestito.

Infine, anche la residenza al di fuori dell’Italia può giocare un fattore importante per il rifiuto della cessione del quinto, ma solo in alcuni casi.

Motivi di rifiuto cessione del quinto: le soluzioni

Ci sono delle situazioni in cui è impossibile ricevere la cessione del quinto, ma ve ne sono altre in cui la situazione può essere migliorata e si può ottenere il prestito. Quando si ha un TFR scarso, per esempio, per i dipendenti di aziende private, si può fare appello al Coefficiente Assicurativo, un valore grazie al quale è possibile ottenere il prestito massimo concedibile dall’azienda. Considerando il TFR accantonato e il numero che rappresenta il coefficiente assicurativo, moltiplicandoli, si otterrà il valore del prestito massimo. Se invece ad essere troppo basso è il coefficiente assicurativo, allora la causa del rifiuto della cessione è il censimento insufficiente dell’azienda. Dopo la valutazione di alcune caratteristiche dell’azienda, come ad esempio il numero dei dipendenti, la categoria della merce e l’anzianità della ditta, si ottiene il coefficiente che rappresenta la forza economica del datore di lavoro e della sua azienda: una valutazione ad hoc potrebbe dare un valore di censimento più alto e poter permettere ai dipendenti di richiedere la cessione.

Se il TFR di un dipendente è troppo basso, invece, in genere è un problema dovuto all’anzianità lavorativa: allora la soluzione migliore è quella di continuare a lavorare e aspettare che il TFR cresca, anche di soli due mesi che possono fare la differenza nel raggiungimento di un TFR accettabile dalle agenzie di prestiti.

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